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venerdì 8 aprile 2016

Caro Leonardo...

            a più di trent’anni dalla tua morte, dov’è finita la Lucania che apriva le lande al pellegrino che si affacciava ai suoi valichi? Dove sono finiti i sentieri naturalistici di Giustino Fortunato? Dove sono finiti i contadini di Rocco Scotellaro? Dov’è finito il dialetto tursitano di Albino Pierro? Dov’è finito il pane che sapeva di grano di MarioTrufelli?

Leonardo Sinisgalli



            I volti disegnati da Carlo Levi sono ormai ingialliti. Ai fuochi del Basento dei briganti di Raffaele Nigro si sono sostituiti i fuochi delle trivelle dei pozzi petroliferi. Con i loro fori hanno inquinato l’aria, il suolo e l’acqua, che rappresentavano le nostre vere ed autentiche ricchezze. Le sorgenti d’acqua sgorgano nere ed oleose e i ruscelli scorrono lenti e maleodoranti sulla terra ammalata. A forza di emendamenti hanno svenduto la salute pubblica agli interessi delle  compagnie petrolifere. Ci hanno riempito la testa con le loro royalities e ci hanno fatto dimenticare la questione meridionale dei nostri padri.
            Hanno provato di tutto. Sotto le Tavole Palatine, nella città delle filosofe di Metaponto, hanno tentato di creare la pattumiera nucleare d’Italia. Hanno progettato anche un impianto di rifiuti sulla ricca e fortunata riva dell’amato Sinni di Isabella Morra. La cittadella-santuario di Serra di Vaglio è assediata da un esercito minaccioso di pale eoliche.
            Volerà ancora il nibbio all’orizzonte?
Planerà ancora il falco all’infinito sulla vetta del Vulture?
Svolazzerà ancora la farfalla Bramea nella boscaglia di Monticchio alla stagione degli amori?
            Ci illudiamo ancora di mangiare cibi sani e genuini, dimenticando antichi sapori. Ci illudiamo di respirare aria pura e fresca, facendo finta di non accorgerci dell’inquinamento.
Alla tradizionale ospitalità del popolo lucano si è sostituito un nuovo spirito commerciale. La concordia del vicinato è messa a rischio dal parcheggio di un’auto.
Le monete rosse battute contro il muro sono state sostituite da gettoni variopinti, ingoiati da macchine insaziabili, divoratrici di risparmi.
            Hanno programmato anche la futura cancellazione geografica della regione, con la spartizione del territorio tra Puglia e Calabria, lasciando la dea Mefitis, sull’altura rocciosa coronata di querce nella macchia di Rossano, privata dei propri figli.
Caro Leonardo, mi dispiace dirtelo, la Basilicata è stata ferita a morte! Non mi resta che fare mio, il tuo interrogativo “Io tornerò vivo sotto le tue piogge rosse. / Tornerò senza colpe a battere il tamburo, / a legare il mulo alla porta, / a raccogliere lumache negli orti. / Udrò fumare le stoppie, le sterpaie, / le fosse, udrò il merlo cantare / sotto i letti, udrò la gatta / cantare sui sepolcri?
            Nel tuo epitaffio declamavi, che risorgerai “fra tre anni o tre secoli, fra tempeste di grandine, nel mese di giugno”. Ecco, per allora, non so se troverai la tua, la nostra Lucania ancora viva e vegeta. Di sicuro, la troverai profondamente cambiata … in peggio!

Nicola Vitola

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